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07 ottobre 2013
Immigrazione e Unione europea: l’Italia punta al semestre di presidenza nel 2014.
Il ministro Bonino convoca le Ong per un “brainstorming” il prossimo 10 ottobre. A darne notizia è Christofer Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati.

L’obiettivo è arrivare al semestre europeo per l’Italia (1 luglio – 31 dicembre 2014), con delle proposte concrete. È quanto emerge dalle dichiarazioni dei vari ministri intervenuti sulla tragedia di Lampedusa, ma sarà anche tema di dibattito per un incontro convocato dal ministro degli Esteri, Emma Bonino, per il 10 ottobre. Un incontro a porte chiuse con varie organizzazioni che si occupano del tema per fare un “brainstorming” sulle possibili proposte da avanzare all’Unione europea. A darne notizia è Christofer Hein, direttore del Consiglio italiano per i rifugiati (Cir), intervistato da Redattore Sociale.
“Il ministro ci ha invitato per una riunione sull’immigrazione e asilo in preparazione del semestre italiano del 2014 – ha affermato Hein. – È una prima riflessione su un tema su cui l’Italia potrebbe dettare delle priorità”. Qualcosa su cui partire per avviare una riflessione il prossimo 10 ottobre c’è. “Dieci anni fa la Commissione europea ha incaricato uno studio di fattibilità sulle procedure di ingresso protetto, ma niente è successo in questi 10 anni. Si è già discusso sulla possibilità di chiedere asilo presso una rappresentanza diplomatica di un Paese dell’Unione europea o in un ufficio dell’Unione in un Paese come la Libia o l’Egitto. Ci sono delle proposte ed è stato fatto uno studio presentato dal Commissario europeo per gli affari interni Cecilia Malmström, ma fin qui nessun passo concreto è stato fatto”.
Per Hein non si possono più rimandare interventi su una situazione che definisce “assurda”. “Un eritreo che si trova a Tripoli non può tornare in Eritrea, – aggiunge, – non può rimanere in Libia perché non c’è alcuna possibilità di ottenere protezione in Libia, anzi c’è il rischio di essere arrestato e di finire in un centro di detenzione a tempo indefinito, senza il controllo di un giudice e in condizioni inumane. Non c’è la possibilità di ottenere un visto per qualunque Paese dell’Ue e quindi alla persona non resta altro che mettersi nelle mani dei trafficanti, pagare tra i 2 e i 3mila euro, sapendo dall’inizio che la possibilità di morire è dell’8%, statistica media degli ultimi 15 anni”.
(Red.)



 
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