16 ottobre 2013 La metà dei profughi siriani giunti in Italia rifiuta l’identificazione con le impronte digitali per rifugiarsi in altri Paesi Ue. Secondo Cristopher Hein, direttore del Cir, “preferiscono andare in altri Paesi europei perché in Italia manca una forte comunità siriana”.
“Su 9mila siriani giunti in Italia, almeno la metà non ha richiesto asilo, non si è fatto prendere le impronte e di conseguenza ha subìto un decreto di espulsione”: è quanto afferma Cristopher Hein, direttore del Centro italiano rifugiati (Cir).
Una procedura del tutto normale grazie alla quale i migranti, invece che rientrare in patria, vanno in altri Paesi dell’Unione europea a chiedere asilo. “La polizia italiana – spiega Hein – si attiene semplicemente alle regole e se i migranti si rifiutano di chiedere asilo, scatta l’espulsione”.
I siriani, dice il direttore del Cir, “preferiscono andare in altri Paesi europei perché in Italia manca una forte comunità siriana”. Giunti nelle altre nazioni dell’Ue, “questi profughi possono chiedere asilo politico e spesso lo ottengono”. La Convenzione di Dublino in realtà dice che i profughi possono chiedere asilo soltanto nel primo Paese in cui sono sbarcati, “ma in assenza di identificazione con le impronte digitali – chiarisce Hein – nessuno può dimostrare che essi siano transitati dapprima in Italia”. Ecco perché sono molti i migranti siriani che proprio in questi giorni stanno rifiutando di farsi prendere le impronte digitali. (Red.)
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