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21 ottobre 2013
Sopravvissuti di Lampedusa: il prete eritreo mette in guardia circa la presenza dei funzionari dell’ambasciata tra i profughi per schedarli.
Lettera al ministro Kyenge sul possibile pericolo che corrono i sopravvissuti; l’ambasciatore si difende: “Ho chiesto l’autorizzazione, vogliamo rimpatriare le bare”.

In una lettera indirizzata al ministro dell’integrazione Cecile Kyenge, don Mussie Zerai – il prete eritreo, presidente dell’Agenzia umanitaria Habeshia, che a Lampedusa sta dando sostegno ai sopravvissuti della tragedia – lancia l’allarme circa la presenza di funzionari dell’ambasciata eritrea che starebbero effettuando dei rilevamenti sui sopravvissuti. Si legge nella lettera: “L’ambasciatore eritreo e suoi funzionari si aggirano indisturbati a Lampedusa tra i richiedenti asilo, raccogliendo dati e fotografie per la schedatura dei fuggitivi [in] incontri che mettono a repentaglio la sicurezza di queste persone e delle loro famiglie”.
L’allarme è dovuto alla nota pericolosità della dittatura del Governo eritreo, che è la principale causa che spinge questi profughi a fuggire dal loro Paese, noto come “la Nord Corea dell’Africa”. In Eritrea i giovani non possono avere il passaporto, il servizio militare è obbligatorio sia per gli uomini che per le donne e fino ad età avanzata (rispettivamente 50 e 40 anni).
Chiunque esprima dissenso o tenti di lasciare il Paese paga con il carcere, la tortura e, nel caso in cui la fuga abbia successo, con multe salatissime a carico dei familiari rimasti. L’ambasciatore Zemede Tekle sostiene però, in un’intervista a Tv2000, di aver chiesto formalmente alla Farnesina il permesso di recarsi a Lampedusa e di voler rimpatriare le bare. La settimana scorsa l’ambasciatore aveva inoltre incontrato il segretario generale della Farnesina, Michele Valensise, ringraziando il Governo italiano per il suo impegno e ribadendo l’auspicio delle autorità eritree di poter accogliere nel loro Paese i resti delle vittime identificate. Per un approfondimento sulla situazione in Eritrea.
(Samantha Falciatori)



 
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