17 luglio 2013 I medici cattolici di Milano contro la Regione Lombardia, chiedono il pediatra di famiglia anche per i bambini figli di immigrati irregolari. “Ci fa orrore che nel parlamentino lombardo invitano noi medici a redigere ‘liste di proscrizione’ per denunciare i bambini irregolari alle autorità”.
“I medici cattolici di Milano intendono manifestare il loro disappunto e forte contrarietà rispetto a quanto appreso da alcuni organi di stampa rispetto a un paventato no di Regione Lombardia rispetto all’assistenza pediatrica dei figli di immigrati irregolari”. È quanto si legge in una nota diffusa dal presidente della sezione milanese dell’Associazione medici cattolici italiani (Amci), Giovanni Meola, in cui si sottolinea che “leggere che alcuni autorevoli esponenti che siedono nel parlamentino lombardo invitano noi medici a redigere ‘liste di proscrizione’ per denunciare i bambini irregolari alle autorità ci fa semplicemente orrore”.
“Non è questione assolutamente tollerabile in un Paese che si intende civile: l’assistenza e la cura vengono prima di qualsiasi cosa, specie se si tratta di minori” prosegue Meola che commenta il voto contrario della maggioranza del Consiglio regionale con cui ha respinto la richiesta di garantire il libero accesso ai pediatri di base ai figli degli immigrati non in regola con il permesso di soggiorno.
“In queste parole riscontriamo tutto il contrario rispetto agli insegnamenti che Papa Francesco ogni giorno ci sta dando, a partire dalla sua visita a Lampedusa” continua il presidente milanese dell’Amci, evidenziando che “il rispetto delle leggi non può porre in un secondo piano il dovere morale di carità cristiana”.
“Come medici e come cattolici non vogliamo venire meno al giuramento che ad inizio della professione abbiamo esercitato, e ci auguriamo che da parte di Regione Lombardia si riveda questa decisione così assurda e per nulla lungimirante” prosegue Giovanni Meola, sottolineando che “lanciare messaggi di questo tipo porta gli immigrati irregolari a non rivolgersi alle strutture ospedaliere per le dovute cure manifestando un potenziale rischio anche per la salute di altre persone”. (Red.)
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